top of page
Cerca

Biofeedback: la tecnologia invisibile

  • Lucia
  • 15 feb 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Chiunque sia un abituale corridore, è fornito di un orologio che gli dica come cambi il suo battito cardiaco. Scopriamo quale meccanismo vi è alla base e come può aiutarci a raggiungere il benessere.


Chi di noi non ha sentito parlare di iWatch, di Fit Watch e di tutti quei braccialetti che sono in grado di dirti, tra le altre cose, quali sono i livelli di battito cardiaco in tempo reale? Quasi tutti sapremo che questi orologi sono in grado di dirci qual è la nostra frequenza cardiaca e, attraverso le giuste applicazioni, come è cambiata durante il giorno e come sia stata la qualità del nostro sonno. Ormai non è nemmeno necessario spendere tanti soldi per avere uno strumento del genere, e quasi tutti gli orologi digitali ne sono forniti. In poche parole, gli orologi sono forniti di piccoli microchip in grado di registrare i nostri movimenti, il nostro battito cardiaco, e grazie a questo, anche di capire come si sta svolgendo il vostro ciclo di sonno, facendovi capire se nella notte avete dormito bene o male.


Cosa c'entra tutto ciò con la psicologia? Moltissimo. Infatti, grazie a meccanismi molto simili, la psicologia si serve dello strumento del biofeedback, in grado di aiutarvi a gestire le vostre emozioni, soprattutto quelle più negative.


Cerchiamo di capire meglio come funziona il biofeedback: attraverso dei sensori messi o intorno ad un dito, o al polso, o al massimo intorno alla cassa toracica, vengono rilevati i nostri valori e ci vengono mostrati. Ma il biofeedback, utilizzato dalla psicologia, non si limita solo a mostrarci i dati emersi dalla nostra attivazione fisiologica.


Infatti, esistono sempre più applicazioni che ci mostrano i nostri dati elaborati attraverso una realtà virtuale (ne abbiamo parlato anche qui), costruita attraverso l'integrazione dei nostri dati fisiologici. Anche uno studio italiano fatto da Pallavicini et al. (di cui si può ottenere il PDF) ha utilizzato un'app in cui, se ad esempio il battito cardiaco era particolarmente elevato, mostrava (tra tra i diversi scenari) una cascata dalla portata d'acqua elevata. Così, pian piano, attraverso un'elaborazione inconsapevole, ma anche con l'aiuto di alcuni particolari esercizi proposti dall'applicazione stessa, si giungeva ad avere una portata d'acqua inferiore, in quanto i soggetti diventavano in grado di controllare maggiormente il respiro, il battito cardiaco e quindi, in modo inconsapevole, lo stress.


Ecco quindi come una semplice applicazione posso riuscire ad aiutarci nella nostra eterna battaglia contro lo stress.

App simili, che ci auguriamo vengano prodotte sempre più, possono aiutare soprattutto studenti, che nel corso delle sessioni d'esame, convivono quotidianamente con un'emozione così opprimente, o chi si trova in periodi difficili a causa di lavoro o situazioni quotidiane. ​​

Se fate un giro nei vostri app store, vi accorgerete che le app con questa funzione sono davvero tantissime.

Se l'argomento vi ha interessato, vi invitiamo anche a scoprire cosa sia e come funzioni il Neurofeedback, un altro strumento usato spesso dalla psicologia per potenziare il benessere!


Quindi facciamo largo alla tecnologia e soprattutto alla psicologia: infondo, se ci aiuta a ridurre lo stress, cosa può esserci di tanto malvagio?

 

Per approfondire:

 
 
 

Commentaires


Post recenti

bottom of page