5 semplici regole per educare i bambini a un uso consapevole della tecnologia
- Dora
- 13 gen 2016
- Tempo di lettura: 3 min
I genitori e gli insegnanti d’oggi hanno un compito nuovo e importante: guidare i bambini nell’approccio ai nuovi media… Quali sono gli approcci giusti? Cosa è sbagliato? Ascoltiamo i consigli degli psicologi!

Abbiamo già parlato del dibattito sull'educazione digitale (clicca qui per leggere l'articolo). Oggi presentiamo un argomento molto simile: come educare i bambini a un uso corretto e consapevole delle nuove tecnologie? La nuova generazione è definita anche quella dei “nativi digitali” (Riva, 2014), questo perché sono nati in un’epoca in cui la tecnologia è già diffusa e sono immersi in un mondo già dominato dai media. Invece, chi utilizza oggi le nuove tecnologie si è dovuto adattare ad esse, con più o meno difficoltà. Questo implica che, mentre gli adulti tendono ancora a farsi domande sull’uso pervasivo delle tecnologie, ricordando il passato, quando per trovare un indirizzo si utilizzavano cartine geografiche e i telefoni cellulari servivano solo per chiamare o inviare sms, loro non hanno e non avranno mai un termine di paragone esperienziale diretto.
I bambini di oggi nascono in un mondo tecnologico, crescono con una forma mentis diversa dalla nostra nei confronti dei nuovi media. Pretendere che non facciano parte della generazione dei nativi digitali non è una soluzione efficace. Significherebbe privarli di una parte della loro cultura di appartenenza. Inoltre, “tecnologia” e “innovazione” non sono sinonimi di conseguenze negative, anzi, se usati correttamente, i media facilitano e aiutano i bambini in campi diversi.
Non bisogna inoltre dimenticare che, per la generazione precedente, lo stesso dibattito era sorto per la televisione. Nello specifico, la preoccupazione era che i contenuti troppo violenti potessero condurre a comportamenti aggressivi e che l’esposizione prolungata allo schermo potesse portare a un calo dell’attenzione. Le ricerche scientifiche hanno però, in maggioranza, confutato le ipotesi. Se non si tratta di esposizioni troppo prolungate (più di 5 ore al giorno) gli effetti collaterali sono praticamente inesistenti.
Ma allora, come evitare i tanto temuti effetti negativi dei media?
Psichiatri infantili, come Serge Tisseron, coniano la regola del 3, 6, 9, 12 che suggerisce nessuno schermo digitale fino ai tre anni compiuti, nessuna console di videogiochi fino ai sei anni, nessun accesso ad Internet prima dei nove e accesso libero alla rete solo dopo i dodici anni.
Inoltre, ecco 5 semplici consigli, suggeriti dagli esperti in campo di psicologia, da seguire:
Dare regole: Quando un bambino inizia a interfacciarsi con un nuovo medium (la tv, lo smartphone, il tablet, il pc…) bisognerebbe, in una fase iniziale, aiutarli ad interfacciarsi con essi, spiegando come, quando e quanto è possibile utilizzarlo. Queste indicazioni non devono però essere avvertite dal bambino come regole ingiuntive (“se fai così, verrai punito!”) perché monitorare le attività dei bambini è possibile fino a un certo punto, e presto impareranno a fare di nascosto o fuori casa le cose “proibite”. Trasmettendo invece tali nozioni come si insegnano, ad esempio, le regole di buona educazione, tali norme potranno inserirsi nella quotidianità in modo armonico.
Educare ma non troppo: Non tentare di declinare forzatamente ogni dispositivo tecnologico in un modo per trasmettere conoscenze. I giochi educativi sono attraenti per i bambini solo fino a un certo punto, ma è necessario anche coltivare altri tipi di attività, ludiche e di svago, altrimenti il medium perde il suo fascino.
Dare il buon esempio: Agli adulti spetta il compito di dare il buon esempio, affinchè l’insegnamento sia trasmesso anche sotto forma di imitazione e modellamento. Utilizzare il telefono a tavola o trascorrere la domenica davanti al televisore sono esempi di comportamenti da evitare, soprattutto davanti gli occhi dei più piccoli.
Favorire l’autoregolazione: Avere un dialogo costruttivo con i più piccoli, spiegando il perché di alcune decisioni (per esempio la negazione di certi orari o certi siti), in modo da negoziare insieme il significato delle situazioni e potenziare il loro pensiero critico. Grazie ad esso, con l’esperienza, i ragazzi potranno imparare ad autoregolarsi e decidere da soli quale sia la modalità giusta per approcciarci ai diversi medium e con quali finalità.
Identificare i rischi: Ricordarsi sempre che non è il media il potenziale problema, ma l’uso scorretto che se ne può fare. Per esempio, un rischio per i più giovani può essere il cyberbullismo (clicca qui per leggere il post in cui ne parliamo)
Se ti interessa conoscere anche il pensiero di Umberto Eco su come educare i bambini all'uso della tecnologia, clicca qui.
Per una lettura di approfondimento sul tema dei nativi digitali e sui cambiamenti delle nuove generazioni, e per altri consigli, vi segnaliamo:
Comments