Educazione digitale: limite o risorsa per le nuove generazioni?
- Dora
- 8 gen 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Il dibattito se sia corretto o meno avvicinare i bambini e i ragazzi alle nuove tecnologie anche in contesti educativi come la scuola è attualmente molto sentito. Ecco il parere della psicologia!

La tecnologia avanza a un ritmo sempre più rapido, ed è naturale che ormai sia entrata a far parte di qualsiasi campo, anche quello dell’apprendimento. Sono sempre di più le scuole che introducono device tecnologici come lavagne interattive e tablet per supportare l’apprendimento, unitamente al materiale didattico più classico. Inoltre si assiste allo sviluppo sempre più diffuso dell’e-learning.
È innegabile: la tecnologia è uno strumento che ci mette a disposizione opportunità diverse (se non migliori) rispetto ai classici libri di testo e spiegazioni con lavagna e gessetto. Ciò può interferire in modo più o meno efficace con i processi di apprendimento.
Da alcuni anni, la psicologia si è interessata a verificare, mediante studi e ricerche, l’efficacia degli strumenti tecnologici sull’apprendimento. I pareri intorno all’argomento sono diversi e discordanti tra loro:
Per alcuni, i media sono semplicemente degli strumenti, non modificano il modo di pensare né in negativo né in positivo;
Per altri, il bombardamento dei media crea disfunzioni sul piano cognitivo;
Per altri ancora, il contesto e le forme dei media hanno un grande impatto su come le persone pensano e imparano.
Oltre agli psicologi, anche importanti uomini della cultura si sono avvicinati all'argomento, come Umberto Eco (clicca qui per leggere il post).
Tornando agli studi della psicologia, sono stati messi in luce tre aspetti principali dei media tecnologici, che li rendono, se utilizzati in certi contesti o per alcune categorie, dei validi supporti all’apprendimento (Dettori e Persico, 2011).
Vediamone le caratteristiche, i punti di forza e quelli di debolezza:
L’interattività: i nuovi media permettono interazione, ovvero ad ogni azione corrisponde un effetto (feedback), che permette di mettere in atto un’azione successiva, aggiustata su quella precedente. Le forme di interattività sono attuate continuamente nella nostra vita quotidiana: il nostro corpo riceve feedback dall’ambiente e modifica i suoi movimenti, durante una conversazione utilizziamo i feedback provenienti dal nostro interlocutore, ecc… La tecnologia ci permette di diventare consapevoli di questi processi, che nella quotidianità sono invece inconsapevoli. Ciò può permettere di sviluppare una consapevolezza metacognitiva più efficace. L’interattività può essere intesa a diversi livelli e ognuno può preferire una modalità diversa: c’è chi preferisce ricevere feedback solo alla fine del compito, chi invece vuole essere seguito passo dopo passo.
La multimedialità: permette di esprimere uno stesso concetto attraverso più media. Più rappresentazioni dello stesso fenomeno danno informazioni più ricche, tuttavia richiedono sforzi cognitivi maggiori. Per esempio, un testo scritto e un’immagine, richiedendo entrambi un’attenzione di tipo visivo, possono essere controproducenti. Ma se invece il testo viene fatto ascoltare, l’immagine non interferisce, anzi aiuta a comprendere meglio l’argomento. Quindi, la forma migliore di multimedialità è quella che combina codici e canali differenti, in modo sincronizzato. Inoltre, in caso di deficit sensoriali o di attenzione (DSA, ADHD), una comunicazione che utilizza più canali è generalmente più utile.
L’ipertestualità: la modalità tradizionale per spiegare gli argomenti in classe è quella di presentare i contenuti in un ordine prestabilito, deciso dall’insegnante. Ma il modo prescelto per organizzare i contenuti può non essere il migliore per tutti. Nei contesti ipertestuali il contenuto può essere accessibile a partire da punti differenti. Il web è una forma paradigmatica di organizzazione ipertestuale: è colui che naviga in rete a decidere l’ordine delle informazioni e selezionare quelle che gli interessano. Una organizzazione a rete di questo tipo dovrebbe quindi essere un vantaggio per l’interlocutore, che si percepisce più libero. La libertà, tendenzialmente, permette di capire meglio il contenuto, perché ognuno può seguire il proprio stile di pensiero. Invece, per bambini con disturbi dell’attenzione, questa libertà può non essere funzionale ed è meglio procedere in modo più organizzato.
Vi abbiamo riportato i pareri di alcuni psicologi e i risultati di diverse ricerche, sperando di aver stimolato il vostro pensiero critico sull’argomento! Aspettiamo di sentire le vostre opinioni!
Se volete approfondire l'argomento con un esempio pratico, curioso e innovativo, scoprite in questo articolo come i robot possono aiutare i bambini con problemi di apprendimento.
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Ovviamente, ci teniamo a sottolineare come qualsiasi device tecnologico deve essere usato con consapevolezza dai più piccoli, in questo articolo potete trovare 5 semplici regole per educarli all'uso dei nuovi media.
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